All’interno dello scenario economico globalizzato, contraddistinto da un’incessante corsa alla soluzione più innovativa e visionaria per garantirsi un futuro di crescita e prosperità, dare vita a un’azienda persona-centrica fa la differenza.
Google, Facebook, Apple sono stati i primi, ma non occorre essere giganti del business per progettare gli spazi e i tempi di lavoro in funzione del benessere dei collaboratori.
Ecco dunque cinque consigli che possono “ispirare” le micro e piccole-medie imprese nell’essere davvero “people-centered”.
1. Essere “agili”
È ampiamente dimostrato che oltre la metà dei lavoratori italiani abbraccerebbe di buon grado i concetti di flessibilità lavorativa e abolirebbe volentieri il cartellino per conciliare al meglio la vita lavorativa con quella personale, trascorrere più tempo – di qualità – con la famiglia e gli amici, e dedicarsi maggiormente ai propri interessi culturali e ricreativi.
Le aziende che decidono di dare ascolto a queste istanze possono scegliere la formula della flessibilità temporale (“orario flessibile”) e/o “spaziale” (smart working).
Si noti che, per funzionare, tale formula deve trovare riscontro in un nuovo atteggiamento mentale sia del management sia degli stessi lavoratori: nessun sistema sovraimposto o consolidato nel tempo è perfetto e ogni apporto costruttivo e creativo deve essere spunto per una continua rivisitazione degli schemi precostituiti.
Garantendo l’agilità fisica e mentale di chi opera in azienda, l’approccio al lavoro è più sereno e armonioso, e le ricadute positive sulla creatività e la produttività non tardano a manifestarsi.
2. L’agilità è smart
Le imprese sensibili alle esigenze delle Persone, e che intendono accoglierle nel segno della massima flessibilità, non possono prescindere dall’investimento in una profonda trasformazione digitale dell’azienda, con una riorganizzazione completa dei processi.
Le opportunità offerte in tal senso dalle nuove tecnologie – dal cloud computing alla personal mobility sino ai software di automatizzazione dei workflow – sono di valore inestimabile se orientate al miglioramento della prestazione lavorativa e alla maggiore libertà del lavoratore, nel tempo e nello spazio. Questo rende inoltre l’azienda interessante e appetibile per i Millennials, il cui contributo in termini di freschezza di idee ed entusiasmo è irrinunciabile.
Il tutto facendo naturalmente attenzione al rispetto dei cosiddetti orari di “disconnessione”, per evitare il boomerang del cosiddetto always on stress.
Il ritorno dell’investimento in tecnologie digitali si misura in motivazione e qualità del lavoro.
3. Fidarsi e dialogare
La flessibilità lavorativa richiede un rapporto di fiducia reciproca: da una parte l’azienda deve abbandonare ogni logica di controllo in un’ottica di valorizzazione dei risultati, dall’altra il collaboratore deve responsabilizzarsi nello svolgimento del proprio incarico.
La fiducia, a sua volta, nasce dal dialogo e dalla capacità di lavorare in team per una definizione congiunta degli obiettivi e l’ascolto delle vere esigenze delle Persone. Tavoli di lavoro periodici, survey, piattaforme digitali interne sono strumenti semplici ed efficaci per realizzare un vero spirito di condivisione degli obiettivi, e per riconoscere e soddisfare al meglio i reali bisogni degli individui.
La politica della “porta aperta” è fondamentale, perché è in grado di generare nei collaboratori motivazione e stimoli a un confronto franco a tutti i livelli.
4. Star bene fuori e dentro l’azienda
Perché la flessibilità lavorativa apporti un vero beneficio, occorre che i lavoratori stiano benenon solo fuori ma anche dentro l’azienda. Il tempo-ufficio resta una componente fondamentale della settimana lavorativa per evitare l’isolamento e favorire lo scambio e la socializzazione, quindi deve essere studiato per consentire una prestazione serena e creativa.
La possibilità di usufruire di servizi salvatempo (farmacia, tintoria, artigiano, bar, ufficio postale, ecc.) o di servizi benessere (palestra, centro fisioterapico, ecc.) sul territorio, per le aziende stand-alone, o all’interno dell’infrastruttura dell’ufficio, per le aziende operanti in un business hub, è preziosa per favorire la conciliazione vita-lavoro e promuovere i rapporti umani inter- e intra-aziendali. Nello spogliatoio della palestra o al tavolo della colazione la mente si rilassa, cadono le barriere gerarchiche e generazionali, e le idee fluiscono secondo il principio dei “vasi comunicanti”. Una vera linfa vitale per la crescita delle persone e dell’azienda.
5. Fare rete
Ossia, condividere. La diffusione consapevole delle best practice permette di ampliare il proprio orizzonte, intercettare le altre realtà del territorio — imprese, enti, associazioni — e avviare un confronto e uno scambio di esperienze non episodico e contingente.
Se, fino a un recente passato, “fare sistema” poteva bastare, ora le sfide del nostro tempo impongono di impegnarsi e mettersi in gioco su valori etici. La prassi che dà buoni frutti — in termini di engagement delle persone, benessere lavorativo e aumento della produttività — è una forte motivazione a ispirare, a “fare comunità” e un veicolo formidabile di comunicazione della propria identità aziendale. Se questo poi avviene in una comunità aziendale animata da uno spirito condiviso e da una sintonia di visione, la tradizionalelogica del networking si eleva oltre il semplice criterio dell’efficacia e assurge a principio di crescita collettiva.