1. Raccontaci brevemente la storia di Exportiamo e la vostra mission
Exportiamo nasce circa sei anni fa con l’obiettivo di fornire gratuitamente contenuti ed informazioni relativi all’internazionalizzazione ed al commercio internazionale.
Negli ultimi anni si è rafforzato il bisogno da parte di Manager, titolari di impresa e consulenti di individuare sbocchi commerciali oltre confine.
Per cogliere le opportunità offerte dalla globalizzazione e ridurre i rischi d’impresa è fondamentale avere un livello adeguato di preparazione e di conoscenza di molte tematiche tecniche e soprattutto dei mercati di destinazione.
Per questo motivo abbiamo arricchito il portale anche di un canale formativo per le nuove figure professionali specializzate: gli export manager.
2. Perché è ancora così importante parlare di Made in Italy?
Made in Italy è sinonimo di qualità e sicuramente per molte produzioni rappresenta un plus soprattutto in quei mercati dove il suo appeal è ancora molto alto.
Ma in tantissimi casi ho visto imprese crogiolarsi su questa reputazione continuando a dar forza ai propri prodotti, tralasciando gli aspetti della distribuzione (per lo più affidata a terzi) e dei servizi pre e post vendita anche in ottica digitale necessari invece - insieme ad un buon prodotto - per consolidare la presenza e lo sviluppo all’estero.
Considero ancora il Made in Italy un valore aggiunto ma le imprese dovrebbero andare oltre soprattutto culturalmenteperché in alcuni casi paradossalmente rappresenta un forte limite al loro sviluppo.
3. Quali sono le 3 cose più importanti che un imprenditore deve considerare se vuole aprire un’impresa all’estero?
Preparazione, attesa e consolidamento. Entrare in un nuovo mercato implica oggi una conoscenza approfondita e a priori dello stesso. Una volta dentro non c’è tempo per fare test e prove, occorre essere in grado di performare subito ad un ottimo livello di offerta e di organizzazione.
Occorre inoltre pazientare e non avere frenesia dei risultati. Il tempo è galantuomo è restituirà più di quello che si è investito se le strategie saranno state pianificate, impostate ed attuate nel modo giusto e nel rispetto delle caratteristiche del mercato locale.
Nella fase di maturità occorre consolidare e rafforzare la propria presenza nel mercato. Aggiungere componenti e risorse e non fare sottrazioni di convenienza.
4. Attualmente quali sono i Paesi più promettenti d’Europa per avviare un business Made in Italy?
In Europa da qualche tempo c’è un clima di forte incertezza e di divisione più politica che di mercato, pertanto resto dell’idea che i mercati di prossimità come Francia, Germania e Austria siano quelli su cui muoversi con priorità. Credo molto nella Polonia come mercato mentre UK ed Est Europa mi destano più di qualche perplessità.
5. E quali sono i Made in Italy (le aziende) all’estero che dobbiamo tenere d’occhio?
Ritengo che siano ancora enormi le potenzialità di crescitaper le imprese italiane oltre confine. Siamo ancora competitivi in moltissimi settori (meccanica, farmaceutica, agroalimentare, arredo, moda, etc.) e molto sotto dimensionati in termini di quote di mercato.
Mi piacerebbe vedere nelle imprese, più propensione al rischio, più condivisione ed aggregazione, maggiore cultura soprattutto nel digitale su cui ahimè siamo ancora parecchio indietro. Resto ottimista e fiducioso ma il tempo rischia di perdere la sua galanteria se si è troppo adattivi e non si agisce.