L'ufficio ideale è condiviso e flessibile

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Condiviso, dinamico e stimolante: l'ufficio esce dalla dimensione spaziale e diventa una leva strategica per il business

Nuovi modelli organizzativi, flessibilità, digitalizzazione e attenzione al benessere delle persone e alla loro produttività piuttosto che alle ore trascorse alla scrivania: la società sta cambiando e anche l’ufficio sta evolvendo la sua forma e la sua personalità.

QUAL E' LO SPAZIO DI LAVORO IDEALE?


Sempre più dinamico, ibrido e multifunzione, capace di rispondere alle necessità di privacy, di trasparenza e di collaboratività, l’ufficio ideale non è né un open space, né una stanza chiusa, ma un luogo dove gli ambienti supportano le diverse attività lavorative quotidiane - dai meeting ai brainstorming - e le aree di relazione sono più importanti della postazione di lavoro.

Non solo, sport e ufficio rappresentano un connubio sempre più possibile, lo dimostrano le scelte di grandi aziende che hanno inglobato all’interno del proprio workspace palestre e strutture per permettere ai dipendenti di mantenersi tonici e reattivi, grazie agli effetti benefici delle attività sportive che liberano le endorfine e incidono positivamente sull’umore e sull’equilibrio fra mente e corpo.

L’ufficio ideale è, inoltre, sempre più green e sostenibile: il verde - che siano piante e fiori oppure giardini e terrazze - giova a umore e salute.

Lo stabilisce uno studio dell’Università di Exeter (Gran Bretagna) che ha confermato l’ascendente positivo di piante e fiori sulla produttività dei dipendenti, che aumenterebbe addirittura del 15%.

CREATIVITA', FLESSIBILITA', CONDIVISIONE


L’architetto Michele De Lucchi parlava, già due anni fa, in occasione del Salone del Mobile 2015, di Workspace 3.0, un nuovo modo di concepire l’ufficio, una palestra dove allenare la mente, dovesono più importanti le aree di condivisione e incontro rispetto alla postazione di lavoro.

Uno spazio flessibile, quindi, una piattaforma di comunicazione formata da zone in cui relazionarsi e da aree più intime, delle micro-architetture, piccoli abitacoli in cui entrare e uscire liberamente e dove rifugiarsi per lavorare indisturbati.

L’ufficio di nuova generazione è un ambiente dove si può essere da soli o insieme agli altri, fare una conversazione telefonica individuale, oppure riunioni collettive.

Mentre, secondo il progetto Now We Work, sviluppato dallo studio di progettazione Il Prisma in collaborazione con il Politecnico e l’Università Cattolica di Milano e che ha coinvolto architetti, psicologi e neurologi per definire l’ufficio del futuro, il luogo ideale dove andare a lavorare è: “dove trovo le idee, posso condividerle, ho accesso alla migliore tecnologia mi posso confrontare con i migliori talenti, perché lì lavoro meglio che in qualunque altro luogo”.

C’è chi come Stefano Carone, managing partner de Il Prisma, vede l’ufficio non solo come una dimensione fisica, ma anche come un elemento di welfare a disposizione delle risorse umane:

 

Lo spazio fisico è uno strumento di management, volto ad attirare e motivare i talenti, a raccontare l’essenza dell’azienda; è quello che la rende speciale e diversa da tutte le altre, che permette l’identificazione verso valori comuni, cui si è orgogliosi di appartenere e che vale la pena raccontare all’esterno



Per Marcello Albergoni, Country Manager di LinkedIn Italia, l’ufficio non può ridursi a essere banalmente solo un luogo in cui recarsi ogni giorno, fare il proprio dovere e andarsene. Deve essere di più: deve stimolare la creatività, l’incontro, la condivisione.

Deve essere uno spazio capace di plasmarsi sui professionisti che lo vivono, sulle loro esigenze, le quali possono cambiare di giorno in giorno, di ora in ora alle volte.

E, infine, c’è chi come Giorgio Santambrogio, amministratore delegato di Gruppo VéGé, che ha provato l’esperienza di trasferire tutta l’azienda in Copernico Milano Centrale per 7 mesi e che ora è un convinto sostenitore della necessità di avere uno spazio di lavoro a misura d’uomo.

 

Sapete, ogni cambiamento per un essere umano è un trauma. Venire in Copernico Milano Centrale per molti dei miei dipendenti lo è stato, abituati come erano a lavorare nei nostri uffici, alcuni da oltre 30 anni, e i nostri uffici sono molto diversi da questi. Ma sapete cosa vi dico? Che io li traumatizzerei tutti! Viva la flessibilità, la stra-grande maggioranza delle persone che lavorano con me è così maledettamente restia al cambiamento!

 

Per Santambrogio, Copernico ha rappresentato una modalità di uscire dal concetto tradizionale di spazio di lavoro e abbracciare una nuova visione smart, che incoraggia la condivisione, il confronto, la relazione, una nuova dimensione che ora ri-applicherà nel nuovo headquarter.

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