Come e dove lavoreremo in futuro?
Durante la pandemia, grazie alla tecnologia, le persone sono state abilitate a lavorare da casa per aiutare a contenere il contagio da Covid-19.
“Il 2020 segna un cambio radicale delle nostre abitudini, di vita e lavorative. Distanziamento sociale, remote working: in poche settimane abbiamo perso quella socialità a cui eravamo abituati e molti di noi si sono trovati a lavorare dal salotto e dalla cucina. C’è una linea netta che divide il periodo ante Covid da quello dopo Covid siamo passati da spostarsi quotidianamente per raggiungere fisicamente il posto di lavoro, spesso situato in un’altra città o in un’altra regione, a operare internamente da casa con l’ausilio di strumenti digitali” - secondo Giacomo Bosio, Chief Executive Officer di Hedron e member attivo della community di Copernico.
Il 2020 ci ha mostrato che esiste un altro modo di lavorare, a cui alcune aziende erano impreparate da molti punti di vista, tra cui la gestione del tempo e la gestione delle persone. Non solo esiste un altro modo di lavorare, esistono anche spazi diversi in cui andare a lavorare, alternativi ai salotti, agli studi e alle cucine e anche agli uffici tradizionali: i coworking e gli uffici flessibili.
“Con il Covid-19 abbiamo imparato che non è necessario essere tutti fisicamente nello stesso ufficio, abbiamo scoperto che con il lavoro agile si possono risparmiare risorse economiche e innovare le nostre imprese: dal punto di vista tecnologico, ma soprattutto culturale. Abbiamo visto quanto sia importante lavorare per obiettivi e ripensato i modelli di leadership. Insomma: ci siamo resi conto che un altro modello di lavoro è possibile: più sostenibile e più conciliante con la vita privata”, continua Bosio. E noi aggiungiamo anche più conciliante con le esigenze di resilienza delle aziende.
Le grandi città, tutt’a un tratto sono meno attrattive e appaiono più vuote. Si parla molto di south working, forse si dovrebbe parlare di periferic working. In molti temono forti impatti sulle attività commerciali delle città, molti temono per il benessere mentale delle persone.
Ma il non andare in ufficio ha privato le persone dalla dimensione fisica del contatto con gli altri, limitando le dinamiche di team e di socialità, la condivisione di idee che favorisce la creatività e la crescita.
Un modello più completo di smart working potrebbe essere la soluzione ideale che coniuga le esigenze delle persone, delle aziende e dell’indotto economico delle città e dei borghi più piccoli, anche attraverso soluzioni di gestione dello spazio di lavoro più flessibili e a misura di persona.
Se lavorare da casa ha indubbi vantaggi, il contesto ci suggerisce anche che non può essere l’unica strada da percorrere in un futuro post Covid-19.
È nata una nuova consapevolezza e le aziende devono ora capire quali siano le leve per dare un senso tutto nuovo agli spazi di lavoro e renderli più funzionali alle logiche organizzative del futuro.
Esiste infatti una terza via tra l’home working continuativo e il ritorno agli uffici tradizionali, che andranno comunque rimodernati sulle nuove esigenze post Covid-19 in termini di sicurezza, salubrità e comfort degli spazi. Il ponte tra questi tra questi due estremi è una terra di mezzo in cui le esigenze del lavoratore sono davvero messe in primo piano e incontrano quelle delle aziende. Sono i luoghi di coworking, gli uffici flessibili, capaci di abilitare un vero smart working che funzioni per tutti.
“In luoghi come Copernico, sicuramente le regole del lavoro sono cambiate ancora prima del Covid: spazi e tempo si usano in maniera diversa e si usa di più la tecnologia. E se è vero che centri di coworking dovranno ripensare il loro design in funzione di esigenze diverse, magari riducendo gli uffici chiusi a favore degli openspace, diventerà molto forte la richiesta da parte delle persone di una dimensione di flessibilità e della prossimità degli spazi e la necessità di incontro fisico con le altre persone in luoghi che trasmettono fiducia e sicurezza”, conclude Bosio.