Smart Working cosa significa e quali aspetti mettere in campo per lavorare agile

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Intervista a Philip Vanhoutte

Smart working è un termine ormai entrato di prepotenza nelle nostre vite. Forse anche troppo.

 

Se fino a qualche tempo fa erano 570 mila le persone che lo praticavano, grazie ad accordi e progetti dedicati nati all’interno di singole aziende che hanno deciso di abbracciare una modalità di lavoro più agile e di privilegiare così il raggiungimento dei risultati e del work-life balance, oggi sono infatti circa 8 milioni i dipendenti che potenzialmente hanno lavorato in smart working forzato o home working da marzo 2020.

 

Ma cosa significa esattamente smart working e quale impatto ha sulle nostre vite e sulle nostre città questo modo di lavorare?

Per capire meglio cos'è lo smart working abbiamo intervistato Philip Vanhoutte, Smart Working Champion, pioniere del lavoro agile e autore del libro “Il manifesto dello smart working” che è stato ospite principale della tavola rotonda “Smart Working & Mobility: il lavoro e le città del futuro” organizzato da Luca Brusamolino di Workitect.

 

Philip, quali sono gli aspetti fondamentali che un’azienda deve affrontare se vuole trasformare il suo approccio verso il lavoro, per diventare più “agile”? E quali sono i benefici che ottiene adottando questo cambiamento?

 

Un’azienda che vuole avvicinarsi allo smart working dovrebbe domandarsi se le persone sono soddisfatte dello spazio di lavoro in cui stanno e se la tecnologia messa a disposizione dei lavoratori e lo stile di leadership della dirigenza supporta e guida il loro lavoro.

Esistono dei tool anche online per misurare l’esperienza dei dipendenti e l’impatto della leadership, come ad esempio Leesman Index o Workevohlution.

I benefici che si possono trarre da questo cambiamento sono miglior coinvolgimento dei lavoratori, miglior salute e livello di felicità, oltre che la realizzazione del potenziale umano che può portare a risultati sorprendenti in termini di business.

 

Secondo la tua esperienza, quali sono le opportunità che si possono generare per le aziende in momenti di crisi come l’emergenza Covid-19?

 

Per le aziende che ne hanno la possibilità, per me l’opportunità da cogliere riguarda l’adozione di una modalità di lavoro più agile che sta circolando da decenni ma che fatica ad essere abbracciata. Senza reinventare la ruota, basta imparare da chi già lo fa. Magari è un tuo competitor e i suoi dipendenti sono più soddisfatti e produttivi dei tuoi. Se serve qualche consiglio, ne ho parlato nel libro “Il manifesto dello smart working”.

 

Il termine “smart working” sta proliferando, anche a seguito della diffusione del Covid-19 e della necessità di ridurre gli spostamenti e i potenziali assembramenti delle persone sui mezzi pubblici e in occasione di incontri. A ben vedere però quello che la maggior parte di noi sta applicando non è smart working ma semplicemente home working. Cosa suggerisci per trasformare questo lavoro da casa in lavoro agile? Come si può lavorare efficacemente anche in questo contesto?

 

Lo smart working è un approccio olistico al lavoro e per questo non può essere ridotto al lavoro da casa. Con il lancio di “The Smart Work Network” per esempio stiamo fornendo una piattaforma con importanti case study che possono essere condivise e studiate per rendere il lavoro da remoto più intelligente. Altri stimoli possono venire da eventi o talk o letture dedicate.

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Sei un sostenitore della “Scienza della Felicità & Aziende Positive” Come pensi possa che concentrandosi sui bisogni delle persone possa cambiare il mondo del lavoro e le società? Quali possono essere i benefici per il business?

 

Abbiamo un grande problema: la dimensione umana delle organizzazioni non è ben conosciuta dalla maggior parte dei business leader. Non è una colpa, non sono stati educati a questo (nemmeno nelle migliori business school) e non hanno avuto davanti a loro grandi esempi a cui ispirarsi durante la loro carriera. A mio parere, gli elementi essenziali su cui lavorare sono ora la teoria della motivazione e determinazione del sé e l’ergonomia di hardware, software e organizzazioni. Ad esempio, Apple è la più grande società ergonomica al mondo ed è valutata circa duemila miliardi di dollari. Inoltre, la biofilia e l’introduzione di elementi verdi e naturali in contesti lavorativi è molto importante per il benessere delle persone e delle organizzazioni. In ultimo, non possiamo non considerare l’introduzione di stili di leadership positivi.

 

Sei un promotore del concetto di “un’altra vita in ufficio”. Cosa significa? Come pensi cambierà lo spazio di lavoro nei prossimi mesi, dopo questa pandemia?

 

Questo concetto è chiamato “Lavoro salutare e felice”. Lo spazio di lavoro ha bisogno di essere più salubre, il che significa portare più verde possibile al suo interno e al suo esterno con magari più pause a contatto con la natura. Andare in bici al lavoro ad esempio, invece che prendere i mezzi, fare una corsa a un parco vicino. Anche la privacy e l’acustica saranno elementi essenziali da salvaguardare, con uffici o postazioni private, chiuse, sia a casa che in ufficio per favorire le attività di concentrazione.

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