Per capire meglio cos'è lo smart working abbiamo intervistato Philip Vanhoutte, Smart Working Champion, pioniere del lavoro agile e autore del libro “Il manifesto dello smart working” che è stato ospite principale della tavola rotonda “Smart Working & Mobility: il lavoro e le città del futuro” organizzato da Luca Brusamolino di Workitect.
Philip, quali sono gli aspetti fondamentali che un’azienda deve affrontare se vuole trasformare il suo approccio verso il lavoro, per diventare più “agile”? E quali sono i benefici che ottiene adottando questo cambiamento?
Un’azienda che vuole avvicinarsi allo smart working dovrebbe domandarsi se le persone sono soddisfatte dello spazio di lavoro in cui stanno e se la tecnologia messa a disposizione dei lavoratori e lo stile di leadership della dirigenza supporta e guida il loro lavoro.
Esistono dei tool anche online per misurare l’esperienza dei dipendenti e l’impatto della leadership, come ad esempio Leesman Index o Workevohlution.
I benefici che si possono trarre da questo cambiamento sono miglior coinvolgimento dei lavoratori, miglior salute e livello di felicità, oltre che la realizzazione del potenziale umano che può portare a risultati sorprendenti in termini di business.
Secondo la tua esperienza, quali sono le opportunità che si possono generare per le aziende in momenti di crisi come l’emergenza Covid-19?
Per le aziende che ne hanno la possibilità, per me l’opportunità da cogliere riguarda l’adozione di una modalità di lavoro più agile che sta circolando da decenni ma che fatica ad essere abbracciata. Senza reinventare la ruota, basta imparare da chi già lo fa. Magari è un tuo competitor e i suoi dipendenti sono più soddisfatti e produttivi dei tuoi. Se serve qualche consiglio, ne ho parlato nel libro “Il manifesto dello smart working”.
Il termine “smart working” sta proliferando, anche a seguito della diffusione del Covid-19 e della necessità di ridurre gli spostamenti e i potenziali assembramenti delle persone sui mezzi pubblici e in occasione di incontri. A ben vedere però quello che la maggior parte di noi sta applicando non è smart working ma semplicemente home working. Cosa suggerisci per trasformare questo lavoro da casa in lavoro agile? Come si può lavorare efficacemente anche in questo contesto?
Lo smart working è un approccio olistico al lavoro e per questo non può essere ridotto al lavoro da casa. Con il lancio di “The Smart Work Network” per esempio stiamo fornendo una piattaforma con importanti case study che possono essere condivise e studiate per rendere il lavoro da remoto più intelligente. Altri stimoli possono venire da eventi o talk o letture dedicate.