Mai sentito il nome Marianne Dahl?
Questa donna 15 anni fa lavorava in una grande società di telecomunicazione come responsabile della mobilità e della convergenza.
Oggi è la vicepresidente responsabile delle vendite e del marketing per l’Europa occidentale di Microsoft.
Ma è grazie a quella prima esperienza di 15 anni fa che questa manager iniziò a sperimentare in prima persona ciò che cercava di predicare tra clienti e partner: la professionalità non è legata a un luogo fisico.
Il lavoro agile è possibile ed efficiente.
E la sua esperienza è diventata preziosa, dandole l’input per definirsi una “early adopter” del lavoro da remoto. Avere un o una manager che capisca il vero valore del lavoro agile è molto importante, oltre che determinante.
I consigli sullo smart working di Marianne Dahl sono:
1. Tenere la fotocamera accesa durante le chiamate.
Chi non ha spento la telecamera durante una call perché in pigiama, spettinato o, a parer suo, impresentabile?
Chi non ha peccato scagli la prima pietra!
La fotocamera durante le call o un allineamento è molto utile: ad esempio, aiuta a capire gli altri e a farsi capire. In una conversazione non è importante solo ciò che si dice, ma anche come lo si dice, e i movimenti che l’accompagnano.
La fotocamera accesa serve a darsi un tono, dando un motivo in più per vestirsi e comportarsi come se dovessimo andare in ufficio. Crea maggiormente l’illusione di essere in un ambiente lavorativo separato rispetto a casa propria, e consente di vedere i colleghi che, altrimenti, ci sembrerebbero ancora più lontani da noi, creando isolamento.
2. Usare le chat
Utilizzare delle chat professionali per il lavoro è fondamentale.
Consiglio spassionato: mai usare Whatsapp, perché è bene distinguere le conversazioni tra colleghi da quella con amici e parenti.
Le chat sono un ottimo modo per mantenere una buona energia nelle riunioni con tanti partecipanti.
Anche se poche persone parlano attivamente, gli altri dovrebbero essere incoraggiati a commentare ciò che viene detto, fare domande, creare piccoli sondaggi, o anche solo aggiungere reazioni. Favorisce davvero il coinvolgimento di tutti.
3. Le cuffie
Sia che siano per isolarsi o per ascoltare la musica, permettono di non distrarsi, di non disturbare gli altri, o anche solo di isolarsi cancellando il rumore.
4. Programmare le pause
Come dice Marianne Dahl, è utile programmare delle pause regolari. A volte ci si dimentica di fare pausa, quando le situazioni di lavoro sono ottimali e favoriscono il fluire delle idee.
Ma è giusto ricordarsi di farle, fissandosi un momento per uno snack, fare due passi o anche solo prendere una boccata d’aria. Sono sicuramente da integrare nella routine quotidiana.
5. Muoversi
Oltre alle pause, è importante programmare e prevedere di muoversi durante la giornata lavorativa. Di solito stiamo ore seduti, magari anche su sedie non proprio ergonomiche o scrivanie non alte quanto dovrebbero.
Non ci sono sale meeting in cui andare, bar da raggiungere o colleghi da andare a salutare, quindi i movimenti si riducono.
6. Ruoli chiari
Gli spazi in cui viviamo determinano anche chi siamo. In ufficio siamo colleghi, a casa siamo genitori, mariti o mogli, figli, amici.
Se si lavora in home working o in modalità agile da un luogo più familiare, è indispensabile dividere nettamente i ruoli, in modo che ci sia una delimitazione, concentrandosi su un unico ruolo alla volta. Non si può essere mamma di due gemelli e lavoratrice allo stesso tempo.
7. Socialità
E perché non fare video riunioni, caffè virtuali o anche solo due chiacchiere in video con i colleghi per salutarsi e sentirsi vicini?
Non è un consiglio solo per la salute mentale, ma anche per i fini lavorativi.
Infatti, uno studio commissionato da Microsoft alcuni anni fa, ha dimostrato come meno del 20% delle migliori idee fossero state concepite all’interno di contesti di lavoro come riunioni o brainstorming.
Ma non tutti i manager sono così pronti: un’indagine condotta da McKinsey, xxx, su circa 5.000 lavoratori, il 64% degli intervistati valuta i propri capi preparati poco o solamente “abbastanza” per gestire al meglio il proprio team agile.
«Non c’è dubbio, la figura del manager è stata messa particolarmente sotto stress da questa nuova organizzazione. Ma non ha perso centralità. Anzi. Il dirigente deve avere sempre le idee chiare sugli obiettivi da raggiungere e i tempi necessari per portare a casa il risultato visto che non può organizzare da vicino il lavoro dei collaboratori», osserva Enrico Lucchinetti, senior partner McKinsey. «Da questa prima esperienza risulta evidente che con tale modalità organizzativa può essere utile avere team più piccoli da gestire. Ma un coordinamento resta cruciale».