Ho intervistato Valeria via Skype qualche settimana fa a seguito del convegno di inTribe "Le professioni del futuro" dove ha fatto da presentatrice, e dalla chiacchierata ho potuto sapere molte più informazioni su di lei e apprezzare la sua maturità ed intraprendenza, ma soprattutto l’ottimismo e l’energia contagiosa con cui guarda alla vita. Tante sono le passioni che la motivano, non solo la tecnologia: Valeria pratica ed insegna ginnastica ritmica, dipinge, ed è animatrice in oratorio. Ed ha solo 16 anni!
L’amore per la tecnologia è nato durante un evento per ragazzi dedicato alla programmazione: “quando avevo 11 anni sono stata al Coderdojo di Milano, ho visto un sacco di cose sul coding e mi ha colpita una pianta digitale che aveva un funzionamento molto semplice, a pochi interessava, ma a me è piaciuta subito. Rilevava temperatura, umidità e voci all’interno di una stanza. Così ho acquistato un kit di Arduino e, guardando i video in inglese su Youtube, ho costruito il mio primo robot”.
IL BELLO DELLA RETE
“Uso il web solo quando serve, mica sempre. Come con la corrente elettrica”, Valeria è sicuramente una rappresentante della Generazione Z e ha un rapporto privilegiato con il mondo digitale, ma mi incuriosisce sapere come si approccia alla rete una ragazza così giovane. E, a questo punto dell’intervista, mi innamoro del suo lucido pragmatismo. “Fin da piccola ho sempre avuto accesso a internet senza nessun problema, perchè non cambia molto il modo di comportarti che hai in rete rispetto al mondo reale. La cosa bella poi è che su internet basta un click e blocchi qualsiasi pericolo. Internet è una sorgente meravigliosa dove puoi trovare tanti strumenti per costruire il tuo futuro”. Valeria considera la vita virtuale proprio come un’estensione digitale di quella reale, un modo per allargare i propri orizzonti e il proprio network relazionale “un valore fondamentale è fare rete con gli altri per trovare insieme modalità di collaborazione. Ormai le vite sono collegate, anche le relazioni possono nascere nel mondo digitale o viceversa”.
IL PRIMO ROBOT A 11 ANNI
Mi piace pensare a Valeria come a un moderno Prometeo, uscito dalla penna di Mary Shelley, e capace di dare vita agli oggetti e le chiedo come si è sentita quando il suo primo robot si è animato. “All’inizio mi sembrava una cosa molto difficile da fare, ho bruciato un sacco di componenti, non riuscivo a capire bene i video perchè non sapevo bene l’inglese, ma poi piano piano sono riuscita a costruire il mio robot. La prima volta che l’ho visto muoversi è stata un’emozione pazzesca, ma quello è stato solo uno step per fare le cose meglio. Da allora ho realizzato già tre robot, il terzo all’MIT di Boston durante un summercamp, dove ho anche aiutato a sviluppare un nuovo modo per insegnare ai ragazzi delle scuole superiori”.
TECNOLOGIA, UN’OPPORTUNITA’ O UN OSTACOLO?
“Sta dando sicuramente tantissime opportunità! I robot non ruberanno il lavoro, ma sostituiranno le persone solo per i compiti più automatizzati, meccanici, ripetitivi e questo è un bene. A noi resteranno lavori più creativi e strategici. Non ci sarà spazio per i lavori noiosi”. Per Valeria la tecnologia è uno strumento utile a tutte le età. Ai più giovani, suoi coetanei, consiglia di “trovare la propria passione e seguirla, formandosi su quello che gli piace. I social non sono solo un modo per giocare e scherzare, ma possono essere usati per imparare qualcosa. Io con Facebook ho intervistato Luca Parmitano mentre era nello spazio”. E alle persone più mature, che vogliono avvicinarsi al digital, ma che pensano di non avere più l’età, invece, dice che “non è mai troppo tardi, nel futuro non si smetterà mai di imparare e di formarsi. L’online offre tantissimo da questo punto di vista, ci sono molti tutorial che insegnano ad avventurarsi in questo mondo. La cosa fondamentale è imparare bene l’inglese per uscire da una realtà più ristretta come il proprio paese e l’Italia”.
IL FUTURO?
Mi ritrovo a chiederle come si comporterebbe se fosse il capo di una grande azienda. E qui, ancora, mi stupisce, per il focus che mette sulle persone, sui loro bisogni “Se fossi un capo, vorrei parlare con i miei collaboratori e scoprire le loro esigenze e creare un ambiente in cui è piacevole stare. Così sarebbero più felici e più produttivi”. È giunto il fatidico momento di scoprire cosa vorrebbe fare lei, da grande, quale è il suo sogno. “Mi piacerebbe riuscire a creare un’azienda nel campo della formazione che proponga un metodo innovativo per insegnare attraverso la tecnologia e la robotica, però non ho ancora le idee molto chiare”. Di sicuro sappiamo che non si porrà limiti per realizzarla!
Francesca Zuffi