I Millennial visti dal mondo del business: Come, Cosa e Perché acquistano
Vediamo quindi da una prospettiva dei brand, come si comportano nel concreto questi Peter Pan dall’ego globalizzato: coinvolgere e fidelizzare i Millennials infatti è operazione assai complicata.
Facendoci forza sull’analisi di Elite Daily del 2016, proviamo quindi a tracciare alcune linee guida di cui le aziende non possono fare a meno nel creare le strategie di engagement e di vendita con questa fascia di popolazione:
• Soltanto l’1%. Tale è la quota di Millennials che effettuano un acquisto in virtù dell’attività pubblicitaria relativa ad un prodotto o servizio.
• Quasi un terzo dei Millennials si avvale della consultazione di blog e forum di settore per maturare una scelta d’acquisto.
• Il prodotto è importante, il brand di più. Per la Generazione Y l’identificazione con un’azienda conta di più che la bontà dell’oggetto di cui si avvalgono dalla stessa.
• Pocket matters.Oltre il 57% dei Millennials ritene che le proprie abitudi d’acquisto muteranno nel caso in cui riescano a guadagnare di più.
• Il brand deve parlare. Circa il 62% degli intervistati considera imprescindibile un dialogo con le aziende sui social network. Se queste non interagiscono coi clienti prevarrà sempre un sentimento di diffidenza.
• Together we can. È opinione diffusa tra i Millennials che un brand vincente è quello che coinvolge i suoi utenti nella creazione e definizione di prodotti e servizi.
• Do ut des. Le aziende più amate dai Millennials sono quelle che reinvestono parte dei loro proventi in attità locali e/o progetti legate al territorio. Un’azienda di successo è capace di diventare soggetto attivo nelle comunità dove sono presenti i loro clienti.
Da questi 7 punti si evince come per i Millennials il rapporto con le aziende sia quanto più orizzontale possibile: o l’azienda si interfaccia con loro in maniera paritaria, altrimenti ogni contenuto o prodotto potrà mettere sul mercato non verrà mai preso in considerazione, nonostante sia utile e risponda alle necessità effettive.
Precariato e Job Hopping: i Millennial ed il mondo del lavoro
Veniamo all’aspetto più dolente per la Generazione Y ossia come si interfacciano con un mondo del lavoro così profondamente mutato.
Questa generazione ha visto la crisi del 2008 sulla pelle dei fratelli più grandi e dei padri, un mercato che si è costantemente precarizzato nel quale un contratto a tempo determinato è un sogno per pochi e la prospettiva di svolgere il medesimo ruolo per tutta la propria vita professionale è letteralmente un miraggio.
Se a questo si aggiungono le differenze in termini di interazioni sociali, il risultato è che i Millennials sono un oggetto molto delicato col quale avere a che fare.
Uno studio molto dettagliato a cura di EY mostra come la Generazione Y ha 4 esigenze fondamentali quando si tratta di lavoro:
1.Bilanciare il tempo dedicato alla professione e quello per se stessi.I Millennial infatti sono meno propensi a lavorare oltre le 40 ore settimanali e tendono ad abbandonare posizioni dove gli straordinari sono una costante
2. Devono sentirsi coinvolti in un cambiamento per le aziende per cui lavorano. Ambiscono a fare sempre la differenza per cui vogliono che il lavoro che svolgano abbia un impatto sul mondo che prescinda dai meri aspetti economici.
3. RAL e progressione di carriera sono importanti, a patto che l’ascensore sociale si muova veloce. La loro natura iperconnessa li spinge a voler spesso tutto e subito: bisogna quindi che li si incentivi e premi con costanza e che ci sia meritocrazia nel luogo di lavoro.
4. Le aziende per cui lavorano devono poter offrire più posizioni in differenti business unit. I Millennials assorbono conoscenze con facilità, ergo mirano a cambiare ruolo spesso per poter migliorare costantemente come professionisti.
A causa di questi principi i Millennials sono la generazione che più utilizza il job hopping, ovvero cambiare spesso lavoro prima d’aver compiuto trent’anni.
Bisogna comprendere che questo non significa che siano lavoratori ‘infedeli’ a priori: è che non potendo subito costruirsi una famiglia ed avendo poca speranza nel futuro ambiscono a voler provare ogni tipo d’esperienza il prima possibile.
Per questo è bene per le aziende fidelizzare i propri dipendenti della Generazione Y affinché non portino altrove la loro carica innovativa: non è (solo) una questione di danaro, un Millennial non pensa a se stesso in funzione del lavoro che svolge e dove lo svolge per cui è istintivamente portato a cercare ossessivamente le migliori condizioni contrattuali possibili.