Come sarà il lavoro nel 2050?

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Il futuro è open source

Come vivranno le persone nel 2050? E cosa vorrà dire essere dei professionisti? Ha provato a darci una risposta Cristina Pozzi di Impactscool, autrice del libro "2050. Guida (fu)turistica per viaggiatori nel tempo", quando ci è venuta a trovare nella sede di Copernico Torino Garibaldi.

1. Il tuo libro si chiama "2050. Guida futuristica per viaggiatori nel tempo" Come sarà il futuro del lavoro? Come saranno i professionisti del 2050?

 

Il futuro del lavoro è certamente una delle incognite più grandi. Da qui al 2050 vedremo sicuramente grandi cambiamenti: sempre più aziende si affideranno a personale esterno e i professionisti saranno sempre più lavoratori autonomi che investono sulla propria formazione e lavorano con diverse aziende per progetti specifici. Al centro sarà la persona con le sue competenze.

 

2. Il tuo libro è una guida per coloro che vogliono viaggiare verso il migliore futuro possibile. Cosa possiamo fare noi, in prima persona, per rendere il futuro tale?

 

Tutti costruiamo il futuro, giorno per giorno, con azioni, parole e immaginazione.

A partire dall'idea che abbiamo di futuro facciamo scelte, anche inconsapevoli, in ogni momento. Dopo tutto, immaginare il futuro e agire di conseguenza è una delle principali caratteristiche della nostra specie.

Possiamo influenzare il futuro anche solo costruendo un immaginario nuovo, positivo. Questo è uno degli strumenti più potenti che abbiamo a disposizione. Così come possiamo agire, tutti i giorni, ricordandoci che abbiamo la responsabilità di quel futuro che è di tutti noi.

 

3. Il futuro si prospetta sempre più digitale e tecnologico. Correremo il rischio di perdere la nostra componente umana?

 

Tecnologia e innovazione sono parte del nostro DNA e non dovremmo considerarle come qualcosa di competitivo nei confronti dell'essere umano. Certamente dobbiamo però cercare di evolverci tenendo noi come essere umano al centro e non la tecnologia come strumento quasi "divino". Quello che io chiamo l'H-factor, quel fattore umano che oggi ha un'accezione negativa di errore e imprevedibilità, potrebbe diventare un punto di forza in mondo sempre più automatizzato. Certamente esplorare la nostra natura e partire da lì nel decidere come costruire il futuro è la cosa più importante da fare nell'affrontare il viaggio verso il 2050.

 

4. In un articolo sul tuo sito parli della differenza tra il mondo dei nostri nonni, dove si lavorava sempre nello stesso settore e si
cambiava datore di lavoro circa 1 volta nella vita, ad un'era presente in cui ogni mese ci reinventiamo e cambiamo ambito di lavoro. Di che formazione abbiamo bisogno in un mondo che evolve così velocemente?

 

Quello che ci aspetta per il futuro del lavoro è incerto perché da un lato, se nelle passate rivoluzioni industriali i lavoratori sono passati da un settore (es. agricolo) a un altro (es. industria), ricollocandosi grazie alle nuove possibilità che stavano sorgendo, dall'altro in questa quarta ondata di rivoluzione non sappiamo ancora se e dove coloro che perderanno il lavoro per via di strumenti come l'intelligenza artificiale potranno ricollocarsi.

Di conseguenza non può esser chiaro in partenza quale sia la formazione adatta. Per questo motivo in molti hanno suggerito di puntare su competenze che siano utili qualsiasi sia il lavoro che ci si troverà a svolgere. Queste sono la capacità di collaborare, di essere creativi e di pensiero trasversale, la capacità di affrontare il mondo con spirito critico, le capacità relazionali e la soluzione di problemi sempre più complessi in un mondo globale.

 

5. Come sarà il futuro in 3 parole

 

Come sarà non possiamo saperlo, ma possiamo auspicare che sia costruito insieme. Per questo il motto di Impactscool è:"Il futuro è open source"

cristina pozzi cristina pozzi
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