Si tratta di un settore in evoluzione costante, che offre opportunità in molti campi, e abbiamo avuto l’occasione di approfondire il tema con una breve intervista a una delle realtà presenti in Copernico:AESVI - Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani. Thalita Malagò, Segretario Generale AESVI, ci racconta trend e sfide nel settore del gaming.
COME NASCE LA VOSTRA ASSOCIAZIONE E CHI NE FA PARTE?
AESVI (Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani) è l'Associazione di categoria dell’industria dei videogiochi che rappresenta i produttori di console, gli editori e gli sviluppatori di videogiochi operanti in Italia. L'Associazione nasce nel 2001 con lo scopo di rappresentare, promuovere e tutelare gli interessi collettivi del settore. Attualmente AESVI conta 42 soci e rappresenta la quasi totalità del mercato videoludico in Italia.
QUALI SONO LE MILESTONES DELLA VOSTRA STORIA E CHE RISULTATI AVETE OTTENUTO FINO AD OGGI?
Uno dei nostri principali successi è il lancio, nel 2011, di Milan Games Week, il consumer show dedicato ai videogiochi che nella scorsa edizione ha visto la partecipazione di 100.000 visitatori e di oltre 500 tra giornalisti e blogger. Nel corso degli anni AESVI è riuscita, più in generale, ad accrescere l’accreditamento del settore sia agli occhi dei media che delle istituzioni riuscendo anche ad ottenere finanziamenti pubblici per la partecipazione dei game developer italiani alle fiere internazionali più importanti del settore, tra le quali la Game Developers Conference (GDC) negli Stati Uniti e Gamescom in Europa.
QUALI PROGETTI AVETE PER IL FUTURO?
Il nostro principale obiettivo per il futuro è di affermare sempre di più l’importanza del nostro settore in Italia dal punto di vista economico, sociale, culturale e anche artistico e, più in generale, di creare le condizioni perché anche nel nostro paese, oltre ad un mercato, ci sia anche un’industria del gaming. L’Italia, infatti, è il quarto mercato in Europa per quanto riguarda i consumi, ma non figura ancora nella lista dei principali produttori di videogiochi. Lo sviluppo di videogiochi nel nostro paese è, tuttavia, in grande fermento: ci sono oltre 100 studi su tutto il territorio nazionale, la maggior parte dei quali si sono costituiti negli ultimi 3 anni. Si tratta di imprenditori di giovane età (oltre il 30% sotto i 30 anni), con una formazione prevalentemente tecnico-scientifica e con una forte vocazione internazionale. Il 98% degli sviluppatori italiani distribuisce, infatti, i propri prodotti in Europa, il 91% in Nord America, a seguire in Sud America (71%) e in Asia/Pacifico (65%).
Cerchiamo sempre di orientare le nostre azioni al principio secondo cui bisogna perseguire grandi obiettivi, ma procedere per piccoli passi. È importante avere una visione ambiziosa per il proprio futuro, ma nello stesso tempo rimanere con i piedi per terra e agire in base alle proprie possibilità.
QUEST'ANNO PER LA PRIMA VOLTA SIETE STATI AL GAMESCOM. COSA POTETE RACCONTARCI DI QUESTA ESPERIENZA?
La nostra partecipazione a Gamescom è stata resa possibile grazie al Ministero dello Sviluppo Economico e a ICE, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, che hanno deciso di investire nello sviluppo del settore. Ci siamo presentati uniti sotto il brand “Games in Italy” con uno stand composto da 11 studi di sviluppo italiani, che hanno avuto la possibilità di mostrare i propri prodotti a oltre 30.000 visitatori business da tutto il mondo, e a numerosi giornalisti della stampa italiana e internazionale. È stata un’esperienza di grande valore per noi e per le nostre aziende.
Ci sono diverse linee di sviluppo su cui si sta muovendo il settore: per citarne alcune il cloud gaming, la realtà virtuale, il riconoscimento vocale e del movimento, lo streaming, il gioco multi-screen, il gioco multi-player e l’interazione sociale. Queste sono le nuove sfide con cui si stanno confrontando i player del settore e che sosterranno il business nel futuro. L'industria dei videogiochi è nel mezzo di una nuova era tecnologica e creativa, caratterizzata da un cambiamento nelle modalità di consumo, che rende la lettura del mercato più complessa rispetto al passato, ma che nello stesso tempo apre prospettive di sviluppo positive per l'ecosistema nel suo insieme.