I consigli per fare centro

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intervista a Chiara Lucia Navigante

Un passato da campionessa olimpionica di tiro con l’arco che l’ha portata in giro per il mondo, un presente da amministratore delegato nel mondo della Relocation a Milano con il gruppo KC-Relocation. Due facce della stessa medaglia, quella olimpica certamente, ma anche quella che gioca con le casualità della vita, in una parola quella di Chiara Lucia Navigante. Elegante e femminile, i capelli raccolti in uno chignon ordinato e un sorriso rassicurante a illuminarle il viso. Una storia affascinante la sua, quella di una atleta che dopo anni di carriera agonistica, tra sacrifici e soddisfazioni, decide, per forza di cose, di cambiare vita per reinventarsi totalmente, affermandosi in un campo apparentemente distante, ma in realtà estremamente affine alla sua personalità, che la porta a intraprendere una nuova avventura: creare una realtà aziendale tutta sua. Tanto onore, ma tanti oneri, ai quali però Chiara sembra non volersi sottrarre affatto. Una vita giocata al massimo, sulla corda tesa dell’arco e del suo destino, determinata dalle scelte coraggiose di una giovane donna estremamente consapevole e forte, tutt’altro che disposta a ripiegare sulla semplice fatalità delle coincidenze.

La sua carriera sportiva inizia molto presto, a 10 anni, con una lezione speciale durante l’ora di ginnastica: una prova di tiro con l’arco. “Mi è piaciuto così tanto che non ho più smesso”. L’anno dopo inizia con l’agonismo e a 17 anni entra nella squadra nazionale italiana, con cui gira il mondo. Diciotto anni di carriera sportiva, “la metà della mia vita” confessa sorridendo, interrotta a 28 anni per un brutto infortunio alla spalla. Chiara a quel punto inizia a ricercare nuovi stimoli e nuovi traguardi: si imbatte così, quasi per caso, nel mondo della Relocation, apparentemente lontano dal suo, ma in realtà molto affine alle sue competenze: “rispecchiava i miei interessi, le mie passioni, mi permetteva di relazionarmi quotidianamente con realtà internazionali e panorami multietnici”. Le competenze tecniche sono venute col tempo e con esse una professione, prima come service provider, fino a quando un anno e mezzo fa ha deciso di aprire la sua azienda, la KC-Relocation.

Il fil rouge della sua vita è di certo l’internazionalità e l’incontro con tante culture, ma anche lo spirito di sacrificio, il senso della competizione e la forte ambizione, perchè “quello che lascia lo sport è un bagaglio che in un modo o nell’altro ci si porta dietro, è inevitabile”. Chiara è certa che gli atleti abbiano una marcia in più nel mondo del lavoro, un po’ per la disciplina ferrea cui sono stati abituati sin da piccoli e un po’ per la consapevolezza del valore della rinuncia. Ma più che di sacrificio per lei si tratta di ordine di priorità, da sapere dare alle cose per raggiungere gli obiettivi prefissati: “la passione e la determinazione consentono a un atleta di avere una visione d’insieme molto sviluppata, avendo sempre molto chiari traguardi e tempistiche. Questo nel campo professionale li rende dei candidati ideali per le posizioni manageriali con maggiori responsabilità, principalmente per la capacità di resistere allo stress: uno sportivo lo sa gestire e canalizzare in maniera positiva così da ottenere quanto prefissato”. Lei stessa si sente di dovere tutto all’agonismo, soprattutto per averle insegnato a risolvere i problemi e trovare la forza necessaria a rialzarsi dopo ogni caduta. “Il mio mantra è non abbattersi mai, ma tornare in piedi ogni volta più forte di prima”.

Determinazione, questa sicuramente la qualità che più la contraddistingue e che le dà la forza di andare avanti nonostante tutto: “io non mollo mai”. Mi racconta dei suoi 17 anni, di quando a un passo dalla qualificazione per la nazionale, perde per un male improvviso il suo allenatore. Un senso di vuoto immenso, ma un traguardo da raggiungere. “Quando l’ho saputo era pomeriggio. Ho chiuso gli occhi, trattenuto le lacrime e pensato che mancava mezz’ora al mio allenamento. Ho preso l’arco, sono andata in palestra, mi sono concentrata, ho messo da parte il dolore e mi sono allenata. Da lì a tre settimane è arrivata la maglia azzurra”.

La stessa determinazione e la voglia di misurarsi in continuazione con le sue capacità la hanno portata a intraprendere la competizione più grande, quella di avviare la sua attività e aprire la KC-Relocation. Una vera e propria sfida, da affrontare ogni giorno con lo stesso piglio che lo sport le ha insegnato: “la sfida per ogni atleta è nel quotidiano, non bisogna temerla, ma anzi è necessario ricercarla per migliorarsi sempre”. Sfidare il mercato quindi, ma prima di tutto sfidare se stessi: è da qui che passano la crescita e l’evoluzione, personale e professionale.

Chiara opera in un settore complesso e delicato: oltre agli aspetti più tecnici, la Relocation si occupa di integrare la risorsa Expat nella nuova realtà professionale e culturale in cui si trova, senza farla sentire discriminata, esclusa, sola soprattutto. L’ambiente lavorativo in termini di spazi, servizi e design, per questi professionisti conta moltissimo: accogliere la nuova risorsa in un ambiente aziendale confortevole, pulito, fresco e che richiami energie positive e propensione alla proattività e all’efficacia è fondamentale. La stessa struttura aziendale influenza molto il modo di lavorare, così come l’atmosfera che si respira. “Il contesto è importantissimo, afferma Chiara. Essere circondati da diverse persone e da diversi professionisti in un ambiente aperto e luminoso, che non comunica alcun senso di oppressione, è fondamentale. L’azienda deve dare un impatto positivo anche attraverso i suoi spazi, e questo è ancora più vero per un Expat che ha viaggiato molto e che è molto attento ai dettagli: non c’è mai una seconda occasione per fare una buona prima impressione”.

Uno strumento che la ha aiutata nel suo percorso è il mental training, un vero e proprio allenamento che gli atleti svolgono fino a tre volte alla settimana, sia individualmente che in sessioni di gruppo. Obiettivo: controllare la mente per trovare la concentrazione in pochi secondi, attraverso esercizi basati sul controllo del respiro, per migliorare le performance cardiovascolari e imparare ad abbassare i battiti, tranquillizzandosi. Chiara mi spiega di come il mental training possa formare l’atteggiamento, insegnando anche a controllare le proprie emozioni. “A livello agonistico, arrivati a un certo livello, fisicamente si è più o meno tutti uguali. Determinante è la testa: avere una mente preparata, che riesce a mantenere la calma e la lucidità necessaria per centrare l’obiettivo, in tutti i sensi, è ciò che fa la differenza. La stessa cosa si applica nel lavoro”. Praticare mental training secondo Chiara può migliorare le prestazioni professionali, soprattutto può insegnare a rilassarsi, a comprendere quando è il momento di spingere e quando quello di staccare: è solo questione di allenamento mentale.

La sua giornata è molto intensa: una sessione di allenamento all’alba, non prima di avere letto tutte le email, poi tanto planning, tanti appuntamenti, tanta formazione, per se stessa e per il suo team, a cui dedica molto tempo. Non è una fanatica delle canoniche otto ore, né del timbrare il cartellino, che per lei si potrebbe anche abolire: “io viaggio per risultati. Si lavora per obiettivi in totale flessibilità, ma con un’estrema programmazione, nulla è lasciato al caso”. È così che riesce a ritagliarsi del tempo per se stessa, per i suoi amici, per la sua famiglia, perchè “non bisogna mai dimenticarsi che la vita è fuori, che il lavoro non è tutto”. Per rilassarsi ama chiudere le sue giornate nel silenzio del suo terrazzo, nella casa che ha volutamente scelto fuori Milano per godere solo del rumore dei suoi pensieri. Nel weekend invece tanto sport all’aria aperta e tanto tempo da passare con le persone più importanti: “sono legami profondi e speciali per me, mi regalano sempre una carica nuova”.

Un consiglio per fare centro nella vita? Allenarsi. Sotto tutti i punti di vista. Preparazione e determinazione, perseverare e affrontare tutto con estrema serenità: questo il segreto di Chiara, conta solo dare il massimo, sempre. “Che tu abbia vinto o abbia perso poco importa, quello che devi fare è alzarti e andare avanti con tenacia, senza mollare mai”. Una frase che la accompagna da sempre e che le ha dato forza nei momenti più duri è questa: “Non chi inizia, chi persevera”. Iniziare è facile, andare avanti è difficile e avere la forza di crederci sempre ancora di più, ma è proprio da questo che emerge chi ha la stoffa, la tempra per potercela fare.

Arianna Morandi

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