Intervista sulla grande bellezza: design, arte, etica e packaging

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La vera bellezza è composta da molti momenti diversi, è trasversale a processi, attori e settori: è una delle poche opportunità che ci eleva al di sopra del vuoto e dell’assenza di significato e, quindi, se non si è capaci di produrla, bisogna almeno imparare ad apprezzarla e difenderla.

 

Ricordiamo che siamo il Paese con più siti Unesco, ben 54 (con altri 10 in attesa di proclamazione) e quindi avvezzi, nel nostro quotidiano, a trattare il tema della bellezza. Parente stretta dell’estetica e dell’etica, anche nel caso del mondo del design e del packaging risulta evidente come il prodotto italiano, così vicino ai territori della bellezza, debba servirsi di questa per raggiungere un alto grado di sostenibilità, facendolo diventare driver di cambiamento in una Nazione che, spesso, riguardo a questo tema, viaggia purtroppo a due velocità.

Design, arte, comunicazione ed etica per dialogare sulla complessità

 

Dalle interviste a noi rilasciate sull’argomento, sono emersi diversi temi: la contaminazione per generare soluzioni; la bellezza e l’estetica sono medium di valori molto vasti; il concetto di “experience” in cui l’utente vive in una modalità polisensoriale ed attiva; la necessità di un design di sostanza che comunichi con efficacia le caratteristiche del brand; l’utilizzo di fornitori ultra-certificati riguardo la materia prima; la riciclabilità al 100% dell’imballaggio finale ed infine l’implementazione della ricerca per aiutare a trovare soluzioni il più possibile sostenibili in un contesto globale. 

 

Le interviste

 

Fulvia lo Duca, past-president di Gifasp e Managing Director di Abar SpA, ha sottolineato come “il packaging cartotecnico conserva e protegge; in realtà aiuta il prodotto a mantenere le proprie caratteristiche nel tempo e a far sì che l’impatto sull’ambiente sia minore”. E ha concluso: “le norme italiane riguardo la sostenibilità nel settore del packaging sono molto severe e senz’altro non sfigurano nei confronti della maggior parte dei Paesi europei ma la strada da percorre senza sosta è l’implementazione della ricerca per aiutare a trovare soluzioni il più possibile sostenibili in un contesto globale”.

 

Duilio Forte, artista italo-svedese, ha esordito descrivendo la propria ricerca artistica che lo porta alla riscoperta dei gesti antichi “con un modo più naturale di vivere gli spazi”. Ed ha aggiunto: “io lavoro su opere smontabili al 100% e completamente riutilizzabili; questi aspetti rappresentano secondo me alcuni dei principi a cui dovrebbero attenersi tutti i progettisti, mentre spesso si usano materiali non riciclabili causando parecchio spreco. Per quanto poi riguarda la sostenibilità, mi accorgo che, facendo per esempio un confronto con i Paesi nordici, siamo molto indietro: bisognerebbe fare un grande sforzo di formazione partendo dai bambini, per colmare il gap che ci separa dai Paesi più avanzati”.

 

Francesca Meana, consigliere Gifasp e designer di “Pourquoi Pas Lab”, ha affermato: “chi progetta il packaging dovrebbe comunicare molto di più con chi lo crea; oggi, in questo avvicendarsi continuo di idee, si richiede una rapidità anche nel rapporto tra azienda e designer mentre a volte mi accorgo che manca completamente questo dialogo”. Ed ha concluso: “nel mio lavoro mi faccio influenzare spesso dall’arte: in questo periodo il mio segno grafico è influenzato dalla grande scuola del Bauhaus di cui quest’anno cade il centenario. Ogni cosa richiede la massima attenzione ed è un modo per trasmettere il proprio amore per la vita, amore che, in primis, significa dare la massima attenzione alla sostenibilità di tutti i progetti”.

 

Paolo Rossetti, designer, partner e direttore creativo di Rossetti Brand Design, ha invece evidenziato come “il packaging, oltre a preservare un prodotto aumentandone la durata e mantenendone le peculiarità, è un veicolo per fare comunicazione, creare relazioni ed anche un vero e proprio passaggio di valori tra la marca  e l’utente. Personalmente mi piacerebbe poter trasferire nelle Scuole ove si formeranno nuovi talenti questo pensiero: il packaging non è un contenitore di merce ma un veicolo che crea valore e relazione tenendo sempre ben presente il concetto di ‘experience’ in cui l’utente vive in una modalità polisensoriale ed attiva”.

 

Marco Sachet, promotore della Carta Etica del Packaging e Direttore dell’Istituto Italiano Imballaggio, ha infine spiegato di essere “tra i promotori della Carta Etica del Packaging, un documento, realizzato dalla Facoltà di Design del Politecnico di Milano, in cui i vari attori possono riconoscere i principi etici di questo settore: tra i concetti utili nell’imballaggio sicuramente il più attuale è quello della sostenibilità. Il packaging dovrebbe diventare materia universitaria perché esiste oggi una metodologia scientifica che studia come progettare un packaging adeguato, ottimale in tutte le sue componenti”.

 

Emilio Albertini, presidente di Gifasp e amministratore delegato di Cosmografica Albertini, ha sottolineato da sempre come l’imballaggio sia uno degli ‘attori’ di una nuova visione volta a proteggere ed allungare la vita dei prodotti e degli oggetti all’interno di un nutrito schieramento di azioni anti-spreco. “In sintesi questi sono a mio parere i concetti alla base del mondo dell’imballaggio nel III millennio: contenere, proteggere e comunicare” ha evidenziato Albertini. 

 

In chiusura Marta Menegon, consulente Arte & Comunicazione, ha affermato: “emerge sempre più chiara la volontà di mettere insieme l'arte ed il mondo aziendale come ha fatto anche il gruppo Copernico: l'arte (e la bellezza da essa veicolata) saranno sempre di più un valore aggiunto per il mondo del business”.

 

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