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Ecco le B-Corporation

Sono più di 2.000 in tutto il mondo, operano in 130 diversi settori, sono distribuite in 50 paesi e sono guidate da un unico obiettivo: definire un nuovo paradigma di business. Stiamo parlando delle B-Corporation, “aziende for benefit” che, accanto all’obiettivo di massimizzazione del profitto, assumono formalmente obblighi di trasparenza e responsabilità verso un numero più ampio di portatori di interesse - soci, dipendenti, cittadini, fino all’ambiente - per far sì che il business diventi una forza rigeneratrice per la società e il pianeta.

Non si tratta di aziende “no profit” o di iniziative di Corporate Social Responsibility, ma semplicemente di realtà che spontaneamente assumono l’obbligo di agire secondo i più alti standard di responsabilità e misurano in modo rigoroso e trasparente il loro impatto.

A guidare le B-Corporation, quindi, è la definizione di un assetto di valori che viene gestito per riconoscere benessere alle persone e al pianeta attraverso prodotti, pratiche e profitti che generare impatto positivo sulla società che le circonda. Il modello di business, quindi, è tradizionale e basato sul fatturato. Ciò che differenzia una B-Corporation da un’azienda “normale” è il forte focus su standard ambientali e sociali, come possono essere i bonus per i dipendenti o il non sfruttamento di lavoratori in paesi in via di sviluppo, che la B-Corporation si impone volontariamente di seguire. Siamo quindi all’interno di un fenomeno che aiuta l’economia ad assumere una dimensione etica, come sottolinea  il premio Nobel per l’economia Robert Shiller: “Le benefit corporation hanno un doppio scopo e avranno risultati economici migliori di tutte le altre aziende”.


Chi sono le B-Corporation


Le B-Corporation sono definite tali da una certificazione erogata dall’ente B-Lab che aiuta da un lato i consumatori ad identificarle come “change maker” e dall’altro gli investitori a capire che stanno investendo in una realtà diversa che li aiuta a guadagnare facendo la differenza.

Il movimento è nato nel 2010 negli Stati Uniti e l’Italia è stata la prima nazione al di fuori dagli USA ad aprirsi a questa trasformazione positiva dei modelli dominanti di impresa a scopo di lucro, per renderli più adeguati alle sfide e alle opportunità dei mercati del XXI secolo. Dal gennaio 2016 è stata infatti introdotta nel nostro paese la forma giuridica di  Società Benefit per consentire a imprenditori, manager, azionisti e investitori di proteggere la missione dell’azienda e distinguersi sul mercato rispetto a tutte le altre forme societarie attraverso una forma giuridica virtuosa e innovativa.

Per alcuni, le B-Corporation sono il naturale sbocco dello sviluppo socio-economico in corso negli ultimi anni che era stato previsto da H. Sabeti per Harward Business Review nel 2011: “We are in a new era. For-profit businesses are tackling social and environmental issues, nonprofits are developing sustainable business models, and governments are forging market-based approaches to service delivery. Out of this blurring of traditional boundaries, a different model of enterprise is emerging, driven by entrepreneurs who are motivated by social aims”.


Perchè diventare una B-Corporation?


Portare beneficio alla società è di sicuro il vantaggio più importante, non solo per le aziende, ma soprattutto per la società. Ma, se guardiamo al fenomeno dal punto di vista economico una cosa è certa: le performance dei fondi sostenibili, quelli cioè che investono in realtà che presentano determinati requisiti, hanno mostrato nel corso del tempo rendimenti superiori agli indici di mercato. Harvard Business University ha tracciato le performance finanziarie di imprese con forte impegno ambientale, locale e di governance dal 1992 al 2010 mettendole a confronto con aziende poco impegnate: la sostenibilità s’è rivelata premiante. Lo stesso emerge da un recente report di Jon Hale, head of Sustainable Research di Mornignstar, secondo il quale le imprese con maggiore impegno sociale e ambientale hanno performance e rating superiori rispetto alle altre; altro dato provato da grafici è che i fondi sostenibili competono ad armi pari con indici di settore e fondi comparabili. Ma non solo. Sempre secondo Hale, società con un forte focus su ambiente e società riescono a livello di portafoglio ad aggiustare meglio la componente di rischio.


Alcuni esempi


Nativaè la prima  la prima B-Corp italiana in assoluto. Milanese, nata nel 2012, ha venti dipendenti e si occupa di aiutare le altre imprese a portare la sostenibilità dentro la propria azienda e a costruire una vision sostenibile. Inoltre aiuta le aziende ad avviare un percorso di innovazione al loro interno. "Misurare la felicità delle persone è un criterio decisionale per noi: lo facciamo attraverso una componente intuitiva, quindi semplicemente chiedendo loro se, nel compiere una scelta, sono felici o no, ma anche attraverso strumenti tecnico-scientifici che valutano una serie di parametri e domande le cui risposte delineano un profilo, rispetto al quale capiamo se una persona è felice e soddisfatta del proprio lavoro" spiegano i fondatori Paolo Di Cesare e Eric Ezechieli. Un altro esempio è D-Orbit, una start-up made-in-Italy divenuta famosa perché ripulisce lo spazio dai satelliti con una tecnologia proprietaria e che ha attirato TTVenture e Como Venture. Ma la società è entrata in orbita grazie al Club degli Investitori, associazione di imprenditori, professionisti e manager che investe direttamente in quote di partecipazione di startup o di piccole imprese innovative a elevato potenziale di crescita.

All’estero, possiamo citare Patagonia per il suo attivismo a difesa dell’ambiente, e l’azienda di gelati Ben & Jerry’s che ha scelto di rimanere fedele a se stessa anche all’interno di una multinazionale e rispettare le proprie regole no OGM.


Un fenomeno in forte crescita


A Roma, in estate, si è tenuto il primo summit europeo delle B-Corp con più di 500 presenze e circa 150 B-Corporation presenti.

In questo momento l’Italia è infatti il paese “leader” tra quelli europei. A dirlo sono i numeri: in Europa ci sono 250 B-Corp riconosciute e 30 sono nel nostro paese; altre 161 otterranno la certificazione americana entro poche settimane, mentre sono più di 60 le società benefit costituite (o trasformate) nel rispetto della nuova legge nazionale.

Un primato che il senatore Mauro Del Barba, promotore della legge sulle società benefit, spiega in questo modo: «gli imprenditori hanno finalmente modo di riappropriarsi del loro sogno originario, quello di avere un impatto positivo sul mondo». Mentre per Paolo Di Cesare, fondatore della prima B-Corp italiana (Nativa) e organizzatore del summit: «Sta già tutto lì, nella nostra tradizione imprenditoriale. Prima ancora della ricerca del successo, in Italia si ricerca il successo di un’idea. Che poi spesso ha a che fare con la comunità, con le persone, con le materia prime… Se oggi sempre più imprenditori imboccano questa strada è perché hanno capito che c’è un futuro e che non sono soli. Sono persone, queste, che il concetto di benefit lo avevano già nel proprio dna. Ora vogliono far parte di qualcosa di più grande».


Come diventare una B-Corporation


Non basta il desiderio del cambiamento per cambiare davvero. Per qualificarsi come B-Corp è infatti necessario soddisfare alti standard qualitativi. La valutazione dell’impatto sociale, ambientale ed economico è estremamente rigido. Almeno per quel che riguarda la certificazione americana. La legge italiana chiede invece il rispetto degli standard, una relazione annuale e la misura dell’impatto. A vigilare, in questo caso, è l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Antitrust). Per iniziare, è possibile completare il B Impact Assessment e misurare le proprie performance.

Francesca Zuffi

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