Lavoro agile nell’ufficio del futuro
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- Erika Ruffoni
Come sarà il lavoro agile del futuro? E la domanda non è solo come, ma anche dove si svolgerà. Leggi l'articolo per scoprire di più!
Come sarà il lavoro agile del futuro? E la domanda non è solo come, ma anche dove si svolgerà. Leggi l'articolo per scoprire di più!
Poco tempo fa ci chiedevamo come sarebbe stato lavorare nel 2021. Il tempo scorre velocemente e ora ci chiediamo, con uno sguardo più sul futuro, come sarà lavorare nel 2022?
Il lavoro agile è arrivato, e probabilmente è arrivato per restare. Ma quali saranno le tendenze future? In altre parole, indietro non si torna.
Secondo una ricerca della Rome Business School del 2020 intitolata “Smart Working and Gender Gap – Le due grandi sfide del futuro del lavoro”, si prevede che in Europa Occidentale ci sia un aumento medio di +3,6% smart worker, il che porterebbe il totale a 123 milioni nel 2022.
In Italia, nel dettaglio, si prevedono ben 10 milioni di smart worker (il 36% dei lavoratori).
La ricerca conferma anche quanto la flessibilità abbia avuto e abbia ancora adesso impatti positivi sui lavoratori: nel 72% dei casi ha portato all’incremento della produttività e nel 73% al miglioramento della motivazione dei dipendenti.
Secondo lo studio realizzato da Fondirigenti chiamato “Quick survey Smart working 2.0” su una base di 14mila aziende aderenti, lo smart working post emergenza viene previsto così:
Quindi lo smart working viene vista come una realtà complementare, e non sostitutiva, al lavoro svolto all’interno di uffici “flessibili”, dove le componenti di socialità e di networking non vengono meno e la condivisione rispettando criteri di sicurezza è possibile.
Da dove si lavorerà in modo agile: il valore delle città di provincia.
La domanda non è solo come evolverà il lavoro agile, ma dove evolverà.
In un nostro precedente articolo in cui abbiamo raccolto le impressioni dei sindaci di Bologna, Cagliari, Varese e Trieste, è emerso quanto queste città, pur avendo caratteristiche specifiche (ad esempio sul fronte dell’economia locale), siano tutte accomunate da un carattere innovativo a livello sia professionale che imprenditoriale, e abbiano tutte una missione ben precisa: attrarre persone offrendo una qualità della vita elevata.
A Cagliari, ad esempio, dove ha appena aperto Copernico Cagliari Carlo Felice, il vicesindaco Angius ci ha detto che “ La pandemia ha una ricaduta immediata sul mercato immobiliare che determinerà scelte radicali di cambiamento sulla locazione degli uffici delle grandi aziende. I centri che promuovono lo smart working e che creano un ambiente di lavoro funzionale in città di media dimensione come Cagliari possono aiutare a migliorare l’efficienza e la qualità dei servizi.”
Quindi, luoghi di lavoro funzionali e dagli uffici flessibili possono aiutare non solo i dipendenti, ma anche la città a migliorare i propri servizi e la propria efficienza. E non solo le megalopoli, ma anche le città di dimensioni più ridotte.
Secondo uno studio commissionato da Citrix alla società di ricerche OnePoll e realizzata su un campione di mille lavoratori, emerge proprio come, forte di questo cambiamento, le persone stiano considerando sempre di più una vita al di fuori delle megalopoli come Milano e Roma. Stanno considerando infatti città più piccole, dove grazie allo smart working vi è stata una significativa rivoluzione culturale.
È avvenuta una vera e propria inversione, che ha portato alla riscoperta di centri più ridotti.
Secondo il rapporto “L'Italia policentrica. Il fermento delle città intermedie” dell’Associazione Mecenate 90 di Giuseppe De Rita, con l’ufficio studio Anci e Cles, che parte dell’analisi di 10 città, tra cui Varese, dove è in apertura Copernico Varese Volta, analizzando la loro tradizione storica, culturale, e il loro apporto alla società, ne emerge che in Italia sono presenti 161 città definite intermedie, che hanno tra i 24mila e i 257mila abitanti, concentrando il 18% della popolazione, ma anche:
Leggendo l’elenco è possibile anche solo percepire la ricchezza culturale, sociale ed economica dei centri intermedi.
In sintesi: la diffusione del lavoro agile sta portando a un graduale cambiamento nelle nostre città, che potrebbero vedere un riassetto urbanistico. Le città di dimensioni ridotte, in parallelo, stanno dimostrando di essere punti nevralgici dell’economia e dell’imprenditoria, oltre che dell’innovazione, anche se appaiono meno sotto i riflettori.
Il fatto che le città più piccole stiano diventando punti di grande interesse sia per aziende che per lavoratori non va a minare lo status delle città più grandi, anzi: si affiancano ad esse in modo complementare, dove l’una non sostituisce l’altra. Città e uffici in posti diversi possono coesistere, in quanto rispondono ad esigenze diverse e a momenti di vita diversi.
Un esempio di come le città di medie dimensioni stiano emergendo è Bologna. La città che ospita Copernico Bologna Rizzoli, ad esempio, è stata la prima città a introdurre una carta dei diritti del lavoro digitale già nel novembre 2019, ben prima che il lockdown ci costringesse a lavorare da casa.
Un centro come Copernico Cagliari Carlo Felice crediamo possa accelerare ulteriormente anche in questa città la forza del lavoro agile, con effetti potenzialmente favorevoli anche per la città.
Se vuoi scoprirlo, e assaporare il valore della vita agile sull’isola, non esitare a contattarci qui e visitare questa pagina!
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