Disconnessione agile: perché fa bene?

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Lavoro agile e diritto alla disconnessione. Come gestire le due cose? Come potersi dedicare al proprio lavoro rispettando anche i propri ritmi salutari e i propri diritti? La parola all'avvocato e al medico: come il diritto alla disconnessione ci fa bene e ci salvaguarda.

Lavoro agile e disconnessione dalla tecnologia, qual è il nesso?

 

Lo smart working è un termine che è stato spesso (se non sempre) associato a quello che è stato lavoro da remoto emergenziale durante il periodo della pandemia. Ciò è sottoposto ad un contratto o accordo individuale tra azienda e dipendente, i quali si accordano per organizzare la prestazione secondo fasi, cicli e obiettivi senza precisi vincoli di orario e luogo di svolgimento.

 

La libertà riconosciuta al dipendente nell’organizzare i ritmi lavorativi deve rapportarsi con le esigenze aziendali e produttive. Tuttavia, c’è un limite: lavorare da casa non significa essere sempre connessi e pronti a rispondere alle email o alle chiamate.

 

Quindi, quali sono i limiti?

 

Il lavoro agile emergenziale, ha funzionato su tutti i fronti?

 

A seguito dell’evento online del 12 luglio, abbiamo fatto alcune domande da un punto di vista salutare al Medico del Lavoro, Salvatore Strano, che ci ha anticipato i motivi per cui fa bene disconnettersi, e da un punto di vista giuridico all'Avvocato Bruno Arbanassi.


 

 

Domande per il Medico del Lavoro, Salvatore Strano


 

  1. Ci può dire 5 motivi per cui il nostro corpo e la nostre salute mentale beneficiano dal diritto alla disconnessione? 

 

 

  1. "Previene il distress lavorativo, ovvero il carico di lavoro che eccede quello che è fisiologico aspettarsi dall’attività di lavoro (il cosiddetto eustress);
  2. Compartimentare le attività di lavoro a determinate occasioni o fasce orarie, aiuta a mantenere il ritmo circadiano e la propria routine giornaliera;
  3. Previene disturbi di tipo astenopeico, ovvero di stanchezza oculare, collegato all’uso dei dispositivi;
  4. Previene disturbi di tipo cardiovascolare;
  5. Permette una migliore regolarità dei pasti e dell’attività fisica."

 

 

2 - Quanto la salute impatta l'efficienza lavorativa?

 

"Sia in lavori di tipo fisico, che mentale, la salute è direttamente proporzionale alla capacità produttiva. Più sei produttivo, più vuol dire che stai bene!"

 

3 - Alcune ricerche recenti di Eurofound, la Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, hanno infatti dimostrato che con la pandemia i lavoratori costretti in smart working hanno avuto molte più difficoltà a dividere vita privata e professionale. Le persone hanno lavorato spesso più ore di prima e anche durante il proprio tempo libero: problema che ha riguardato il 27% dei lavoratori.

 

Secondo la stessa ricerca le persone che lavorano abitualmente da casa hanno più del doppio delle probabilità di lavorare oltre le 48 ore settimanali massime previste e di riposare meno delle 11 ore previste fra un giorno lavorativo e l'altro.

 

Come può commentare questi dati? Qual è l'impatto che ha sulla salute mentale?

 

 ”E’ vero, non tutte le mansioni e gli incarichi sono risultati pienamente compatibili con questa modalità di lavoro, che è stata effettuata in maniera massiccia e in emergenza, spesso in assenza di formazione e/o di infrastrutture software/hardware a supporto.


In alcuni casi è stata vissuta come una complicazione dell’attività dal punto di vista operativo, ed alienante dal punto di vista sociale.


Per questo motivo è fondamentale regolamentarla sotto tutti i punti di vista: normativi, giuridici, contrattuali, informatici e salutistici.”

 

4 - Come pensa evolverà la situazione in merito? 

 

“Il mondo del lavoro, per le mansioni di tipo intellettuale, va verso la decentralizzazione. Non si torna indietro.

 

5- Consigli pratici e accorgimenti per stare bene lavorando anche da remoto? 

 

  1. "Evitare di utilizzare dispositivi ed account in uso promiscuo lavoro/vita privata
  2. Separare gli spazi di lavoro da quelli domestici, ove possibile, nella propria abitazione."

 

 

Domande per l’ Avvocato Bruno Arbanassi.

 

 1. C'è una legge (oltre a quella del lavoro agile) che regolamenti il diritto alla disconnessione? Se sì, cosa dice?

 

“La legge 81/2017 che ha istituito nel nostro paese il lavoro agile ha prescritto che fosse l'accordo individuale tra datore di lavoro e lavoratore a dover individuare le misure tecniche ed organizzative che "assicurino" al lavoratore la disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche.

Nel periodo d'emergenza Covid-19, però, è stato previsto dal marzo 2020 al 31 dicembre 2021 che l'accordo individuale non sia obbligatorio per porre il lavoratore in prestazione agile.

Solo con la legge n. 61/2021 del 6 maggio 2021 che ha convertito in legge uno degli svariati decreti legge del periodo emergenziale (nello specifico il n. 30 del 13 marzo 2021) è stato previsto all'art. 2, comma 1-ter, che ai lavoratori in modalità agile è riconosciuto un vero e proprio diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche a prescindere dalla stipula degli eventuali accordi individuali.”

 

2. Da un punto di vista giuridico, pensa che il lavoro agile sarà sempre più libero o vincolato? Ci libererà o vincolerà?

 

“Le Istituzioni dell'Unione Europea stanno lavorando all'introduzione di una normativa che armonizzi le regolamentazione dei singoli Stati membri prevedendo un minimo comun denominatore in termini di diritto alla disconnessione ed a livello internazionale l' Organizzazione Iternazionale del Lavoro già nel 2020 ha formulato una serie di documenti di approfondimento e sensibilizzazione sul tema della tutela della salute dei lavoratori da remoto.

In questo contesto anche in Italia è stato costituito un gruppo di lavoro che coadiuvi il Ministero del Lavoro per poter formulare una normativa ad hoc in tema di diritto alla disconnessione.

Premesso ciò, si potrebbe ipotizzare che l'obiettivo non sia quello di imprigionare il lavoro agile in schemi normativi particolarmente rigidi quanto piuttosto di inserire chiaramente i confini a ciò che può essere considerato lavoro agile per il reale raggiungimento degli scopi di efficientamento produttivo e di benessere organizzativo senza che questa modalità di lavoro possa trasformarsi in un danno alla salute dei lavoratori.

Il diritto alla disconnessione, in realtà, sembrerebbe puntare a porre una barriera al rischio che la vita privata e quella lavorativa siano totalmente senza confini scongiurando pertanto che il lavoro agile con iperconnessione causi problemi di organizzazione e salute.”

 

 


 

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