La parola smart working è stata probabilmente una delle più usate ed ascoltate nell’ultimo anno che ha visto le nostre vite, personali e professionali, cambiare e trasformarsi inesorabilmente.
Ma che cos’è esattamente lo smart working?
Pochi lo sanno nel dettaglio e molti lo confondono con il remote working o working from home, la modalità di lavoro principalmente utilizzata da tantissime aziende in questi mesi di emergenza sanitaria globale.
Possiamo senza dubbio affermare che Copernico sia stato un precursore su questi temi. Fin dalla sua nascita è stata una azienda che ha valorizzato il lavoro agile e flessibile con una mission focalizzata sul ridisegnare i confini dell’ambiente lavorativo attraverso l’implementazione di spazi innovativi e la promozione dello smart working e del connesso concetto di work life balance.
Da queste basi, negli ultimi due mesi del 2019, è nato il nostro progetto pilota di smart working che ha visto coinvolti circa 20 dipendenti e che si è poi perfezionato in quello che è stato il modello esteso a tutta l’azienda, nel gennaio 2020.
L’aver inconsapevolmente precorso i tempi con una formazione ad hoc per tutto il personale, con il supporto di consulenti esperti in materia, ci ha senza dubbio agevolato nella gestione dell’emergenza sanitaria, scoppiata dopo solo un mese dall’implementazione del nostro modello che prevedeva una giornata smart a settimana.
Alla luce di quanto successo negli ultimi mesi, credo che la pandemia abbia solo accelerato quello che sarebbe stata una trasformazione umana e digitale inevitabile delle aziende.
Il vero smart working (che alterna giorni in presenza e giorni da altri luoghi) ci mette di fronte ad una vera rivoluzione culturale che mette i manager davanti alla grande sfida di costruire relazioni di fiducia con le proprie persone portando avanti una gestione del lavoro per obiettivi, con valutazioni legate alle reali performance, allontanandosi sempre più dalla vecchia politica del controllo.