“La collaborazione tra ISTUD, COPERNICO e AIMBA si orienta verso uno scopo comune: il tentativo di dare al mondo del management un inquadramento più responsabile in termini di autorità e qualificazione delle persone”, afferma Stefano Cordero di Montezemolo, presidente di AIMBA. Elemento chiave per raggiungere questo obiettivo è quello di riuscire a fornire gli strumenti corretti per lo sviluppo di conoscenze e competenze orientate ad una corretta e quanto più completa formazione professionale delle persone.
Il tema della serata è proprio l’innovazione, affrontato da due diverse prospettive, offrendo spunti di riflessione interessanti: la prima è quella di Giorgio Di Tullio, filosofo dell’innovazione, designer e antropologo, l’altra ci viene presentata da Massimiliano Guzzini, vicepresidente di iGuzzini, attraverso un case study che aiuta a capire meglio come la sua azienda abbia integrato nel suo flusso la social innovation traendo miglioramenti significativi. Insieme a questi due “innovatori” del pensiero abbiamo scavato nelle radici storiche del sistema in cui viviamo per capire come sia possibile migliorarlo attraverso la collaborazione, o “ weness ”, parola derivante dalla lingua inglese. Il sostantivo ha però in realtà origini ben più antiche risalenti al greco, in cui si parlava di “noità”, ossia dell’ “essere noi” che in inglese si traduce proprio con la parola “weness”, volendo indicare la collaborazione fra più persone, cooperare e co-lavorare, dove la presenza dell’altro è davvero fondamentale. Come afferma Giorgio Di Tullio: “Da soli non si collabora”.
“WENESS” e COPERNICO - Where Things Happen hanno in comune proprio la condivisione della medesima filosofia: un luogo dove le cose accadono e in cui è possibile creare collaborazione.
Siamo immersi oggi in un secolo in cui si tende a ridurre tutto a semplici oggetti, fini a loro stessi; invece è bene sottolineare come ogni prodotto industriale sia il frutto di cooperazione fra le persone che lo hanno realizzato e portatore, quindi, di frammenti e storie della loro vita: è esattamente questa l’economia del Noi!
Un tipo di economia in cui il consumatore non è più al centro del sistema, semplicemente perchè noi non si è solo consumatori ma persone che fanno parte di un ambiente naturale. E’ necessario ora ribaltare il punto di vista con cui abbiamo osservato in mondo fino ad oggi.
Infatti fare impresa non significa più basarsi su modelli Excel, bensì affidarsi alle persone che compongono l’impresa stessa e che collaborano fra loro. Oggi le nuove generazioni sono “educate” a collaborare sin dall’infanzia e la condivisione diventa, di fatto, un gesto innato, spontaneo, come camminare. Lo stesso principio di cooperazione fra persone va esteso anche alle aziende, che non devono più approcciarsi al mondo del lavoro attraverso una visione meccanica, in cui vi sono competizione e un processo da rispettare. Oggi non funziona più così, gli ingranaggi di questo sistema si muovono diversamente. Bisogna gestire la propria rete di connessione extra-impresa partendo dall’interno. Ogni azienda è una organizzazione sociale e, di conseguenza, fatta di scambi che si costruiscono insieme, intra e inter azienda.
Grazie all’utilizzo di network e community le imprese stanno tornando ad essere orizzontali. Questo è il passaggio chiave che porta una società industriale a trasformarsi in una società basata sull’uso dei network, passaggio dominato da un atteggiamento di community.
Collaborare, conversare, condividere: questi gli elementi caratterizzanti delle nuove imprese moderne, imprese considerate come beni sociali. Il bello non sta nella forma, ma nelle comunità, nell’insieme delle persone e della loro partecipazione. Trovare le competenze orginarie e rimetterle insieme. Anche per le multinazionali. Bisogna cambiare il modo di fare impresa, entrare in una nuova logica, dove il prodotto deve contribuire all’innovazione sociale.
L’economia deve diventare responsive verso i bisogni di una società in cui le persone sono attori del cambiamento.