Gamification: come il business diventa un gioco

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L'importanza del gaming per il business

La gamification sta diventando protagonista di molte strategie di marketing, formazione ed employee engagement, in qualità di strumento particolarmente efficace per lo sviluppo condiviso di prassi innovative funzionali alla crescita personale e aziendale.

 

“Si può scoprire di più su una persona in un'ora di gioco che in un anno di conversazione” non è solo una bella frase a effetto: sono numerose infatti le teorie che dimostrano come la dimensione ludica sia non solo una dimensione fondamentale dell’essere umano, ma anche una via privilegiata per trasformare comportamenti acquisiti e ispirarne di nuovi.

Nonostante il permanere di un certo scetticismo a riguardo, la gamification – ovvero l’utilizzo di dinamiche e meccaniche proprie del gioco (punti, livelli, ricompense, distintivi e doni) al di fuori di un contesto puramente ludico – sta diventando protagonista di molte strategie di marketing, formazione ed employee engagement, in qualità di strumento particolarmente efficace per lo sviluppo condiviso di prassi innovative funzionali alla crescita personale e aziendale.

In un workspace come quello di Copernico Milano Centrale, votato alla valorizzazione delle relazioni e allo sviluppo di sempre nuove opportunità di crescita, queste potenzialità non potevano passare inosservate: è nato così il community business game Solving Point, realizzato dall'agenzia di design delle relazioni L’Ippocastano e tenutosi a Copernico Milano Centrale in data 23 gennaio per promuovere il networking, lo scambio di idee e la collaborazione tra “copernicani”.
Per conoscere meglio Solving Point abbiamo rivolto qualche domanda a Luca Tripeni Zanforlin, Federico Valsecchi e Tancredi Vasile, gli ideatori del gioco.

Da quale background teorico e pratico avete preso le mosse per sviluppare Solving Point?


“Il filone di ricerca da cui siamo partiti è quello che si occupa di determinare le modalità più efficaci per coinvolgere le persone, incentivarle a svolgere determinate attività e a prendere parte attiva nei processi decisionali, partendo dallo studio dei meccanismi comportamentali” ha esordito Luca.

“Si tratta di un ambito che in questi anni ha conosciuto un grande sviluppo, come testimoniato anche dall’assegnazione del premio Nobel per l’Economia a Richard H. Thaler, professore di Economia e Scienza del comportamento alla Graduate School of Business dell’Università di Chicago e autore del libro La spinta gentile. La nuova strategia per migliorare le nostre decisioni su denaro, salute, felicità.

Consapevoli quindi del fatto che l’acquisizione di un’abitudine e l’apprendimento di un comportamento possono essere spontanei ma anche indotti, e basandoci sulla conoscenza dei processi di gamification e sulla loro corretta applicazione, abbiamo deciso di sviluppare un community business game Solving Point, appunto – in grado di proporsi come strumento efficace per stimolare e promuovere il networking tra le persone”.

“Ci sono state poi fonti di ispirazione più pratiche e concrete” ha aggiunto Federico. “Mi riferisco per esempio a casi di gamification già pienamente affermati e conosciuti, come Foursquare, giochi di carte e di ruolo da cui abbiamo tratto archetipi di regole e canovacci di storie rivisti e riorganizzati per strutturare il nostro gioco, o strumenti di creatività e ispirazione come Intuiti e Fabula. Tutto questo ci ha permesso di sviluppare un nuovo format applicabile a contenuti e target differenti”.

Quali sono le regole e i meccanismi che strutturano il gioco e perché avete scelto la forma del mazzo di carte?


“Le regole e i meccanismi del nostro business game sono piuttosto semplici: ogni giocatore è il protagonista della sua storia, che viene sviluppata con il supporto di tre tipologie di carte: la situazione di partenza, l’obiettivo da raggiungere e gli step intermedi – queste ultime vengono pescate a turno fino all’esaurimento del mazzo, comprendono difficoltà e imprevisti e non possono essere scartate – in cui si articola il flusso narrativo che ciascun partecipante è chiamato a sviluppare. 

Ogni volta che viene pescata una carta appartenente a questa terza tipologia, il giocatore può decidere se applicarla alla propria linea di gioco o a quella di un altro partecipante;  gli altri giocatori possono inoltre decidere di renderla valida per tutti. Queste regole permettono di spingere tutte le persone coinvolte ad affrontare al meglio anche situazioni apparentemente negative – stimolando resilienza e capacità di problem solving – e a interagire le une con le altre grazie alla possibilità di influenzare reciprocamente l’andamento delle rispettive storie, creando punti d’incontro, lanciando sfide o offrendo soluzioni – risvegliando quindi non solo lo spirito di competizione ma anche il confronto e la collaborazione” ha spiegato Tancredi.

“Il motivo principale per cui abbiamo scelto di realizzare un mazzo di carte è sicuramente la sua flessibilità: si tratta di uno strumento che può essere utilizzato praticamente ovunque, espandibile e modulabile in base alle specifiche necessità e ai contenuti che devono essere sviluppati. Le carte sono risultate inoltre lo strumento più funzionale alla nostra necessità di indirizzare – attraverso le indicazioni che abbiamo inserito direttamente su di esse – lo sviluppo delle narrazioni dei singoli giocatori, determinando in parte le possibilità di sviluppo dell’universo immaginativo con contenuti pensati appositamente in base al contesto in cui tale attività si inserisce, ottenendo quindi strumenti di gioco autoesplicativi che possono essere padroneggiati al meglio in breve tempo e senza troppe difficoltà. Questo fa sì che carte e narrazione si compenetrino e completino al meglio, garantendo uno sviluppo coerente e fluido del processo di pensiero creativo”.

Quali sono gli obiettivi del vostro gioco e quali i vantaggi per chi sceglie di utilizzarlo?
 

“Il nostro business game si configura come strumento semplice e privilegiato per la creazione di un mondo che i partecipanti concorrono in prima persona a determinare in base agli obiettivi che si sono posti, seguendo il meccanismo immaginativo del ‘fare come se’, con l’obiettivo quindi di creare uno spazio di relazione e ispirazione in cui ogni partecipante possa esprimersi attivamente, da protagonista, e sviluppare una propria originale visione relativa alle tematiche affrontate e al contenuto da sviluppare – che possono essere i più svariati, come dimostrato dalle varie versioni del nostro mazzo di carte che finora abbiamo realizzato” ha spiegato Luca.

“C’è quindi sicuramente l’obiettivo di promuovere nei partecipanti la capacità di riflettere per individuare e ideare atteggiamenti e soluzioni nuovi e inediti, liberandosi dal ruolo di spettatori o esecutori passivi, e diventando al contrario gli artefici dei cambiamenti che desiderano; a questo si può aggiungere anche una prospettiva educativa, qualora il gioco venga utilizzato per veicolare determinate conoscenze, come nel caso di mazzi di carte ideati appositamente per veicolare il know-how aziendale in occasione, per esempio, di attività di formazione o aggiornamento”
“Un altro importante beneficio” ha concluso Federico, “è la possibilità di imparare a gestire attraverso questo strumento ogni situazione critica, di conflitto e di abbandono della propria comfort zone – dalla necessità di relazionarsi con persone sconosciute alla ridefinizione dell’assetto aziendale, per fare due esempi – in modo ‘sicuro’, grazie a regole che guidano e facilitano il processo, favorendo di conseguenza il superamento della ritrosia e dell’inerzia che solitamente si oppongono al cambiamento e stimolando la definizione condivisa delle strategie più efficaci per affrontarlo, in un ambiente simulato e tuttavia saldamente ancorato alle reali situazioni e problematiche che i giocatori possono trovarsi a dover gestire nel quotidiano”.

Il prossimo appuntamento di Solving Point si terrà il 15 maggio in Copernico Martesana.

 

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